Favorire il ritorno degli artigiani nel centro storico di Lecce

Favorire il ritorno degli artigiani nel centro storico di Lecce

È questo l’obiettivo che la nuova amministrazione comunale dovrà porsi e perseguire con interventi mirati e calibrati. Ovvero un vero programma scandito da obiettivi, risorse e tempi di realizzazione.

Ecco perché non appena il neo sindaco Carlo Salvemini si è ufficialmente insediato ed ha avviato la propria attività, come Claai Lecce, gli abbiamo fatto avere copia della lettera- programma, che gli avevamo inviato il quindici maggio scorso nel vivo della vicenda elettorale. Mi piace ricordare, che nei suoi tanti interventi, si pronunciò favorevolmente e con nettezza su una delle nostre diverse proposte: realizzare la Cittadella dell’Artigianato di qualità nel Castello Carlo V. Ma nella nostra lettera vi era – e vi è – un vero e proprio programma per lo sviluppo e il sostegno dell’artigianato e del commercio del capoluogo da realizzare nei cinque anni di mandato. Un tessuto di circa seimila imprese (3500 commerciali e 1500 artigianali), che costituiscono l’identità economica e non solo della città.
Ecco perché, in campagna elettorale, dicemmo che le proposte presentate dai diversi candidati, in materia di sviluppo economico, ci apparvero generiche e vaghe. Infatti, per rimanere al comparto decisivo dell’economia cittadina, l’artigianato, la piccola impresa e il commercio, il tessuto connettivo della città arte e turistica, le proposte che avanzate, si caratterizzano per il loro pressapochismo dovuto alla non conoscenza diretta di quei settori. Perché solo chi ha “le mani in pasta” o chi ce le vuole mettere con serietà, riesce a raccogliere le istanze che vengono da quel mondo fatto di soggetti operosi e laboriosi. I quali, senza disporre di adeguati strumenti di sostegno, fanno girare l’intera economia cittadina, a volte, in un contesto ostile. Specie nella nostra città, dove la Pubblica Amministrazione, oltre ad essere scarsamente qualificata, costituisce un ostacolo insormontabile per chiunque intenda fare attività di impresa. In tal senso, insistemmo nella nostra lettera aperta di allora, che ci sarebbe piaciuto leggere nei programmi l’impegno per fare del Comune l’Ente trainante e di coordinamento di tutti gli altri uffici pubblici sull’organizzazione degli stessi e dei servizi erogati, mirati a soddisfare le domande delle imprese. Specie di quelle di piccolissime dimensioni che perdono tanto tempo e lavoro quando hanno a che fare con la P.A.

Non v’è chi non veda cosa significhi fare code alle poste, al comune, al catasto, all’agenzia delle entrate, alla camera di commercio, ai vigili del fuoco, alla Ausl, solo per citare alcuni enti, con lo spreco inaudito di tante ore sottratte al lavoro. Sapendo che nelle imprese individuali l’allontanamento dal laboratorio o dal negozio del titolare, significa la chiusura tempora della stessa attività, con grave disagio all’utenza e con perdita di significativi introiti. Non è questa la sede per approfondire, come meriterebbe, questa questione, decisiva per ogni politica di sviluppo di una città che registra un aumento considerevole del fenomeno del turismo, con le ricadute dirette sulle attività di cui ci stiamo occupando. Spero che la nuova amministrazione apra una pagina nuova in tal senso e faccia di questo straordinario impegno, l’asse portante della sua attività di promozione e coordinamento degli altri soggetti coinvolti.

Ma dell’artigianato e del commercio intendiamo oggi parlare con maggiore puntualità ai nuovi amministratori poiché si tratta di attività economiche che vivono in simbiosi con la città, essendo parte costitutiva della sua identità e del suo tessuto connettivo.

L’artigianato, come si sa, è costituito da imprese che danno servizi alle persone e alle cose. Non penso sia necessario enumerare, per ragioni di spazio, quali siano le une e quali siano le altre, visto che hanno come riferimento, appunto, le persone e i loro beni materiali. In una città terziaria come la nostra, le attività di servizio alla persona sono prevalenti rispetto alle altre. Questo aspetto richiederebbe già interventi maggiormente calibrati alle loro esigenze, quali ad esempio il decoro dei contesti urbani nei quali operano; sono imprese che necessitano di un sistema di mobilità adeguato ed efficiente unito ad un piano dei parcheggi altrettanto adeguato; sono aziende che necessitano ancora dell’abbattimento dei costi sulle concessioni di superfici per le soste riservate ai clienti, e così via dicendo; sono attività che necessitano di una politica fiscale, quella di competenza comunale, tesa ad abbattere fortemente l’incidenza del costo degli acquisti e/o dei fitti dei locali per l’esercizio dell’attività, fatto questo maggiormente sentito nel centro storico. In tal senso, le scelte operate dell’amministrazione incentivano proprio il fenomeno opposto con la norma scritta nella proposta di Pug e relativa alla trasformazione delle attività artigianali in ulteriori attività commerciali! Aumentando così solo la rendita immobiliare e speculativa. Tutti i candidati dovrebbero pronunciarsi con chiarezza su cosa intendano fare su questa scelta, che definire improvvida è il meno che si possa dire!

Un'altra questione importante molto sentita dagli artigiani è quella dei costi, esosi, per far fronte allo smaltimento dei rifiuti. È dimostrato che, per le attività di servizio alle persone, le tariffe richieste sono del tutto improprie rispetto alla quantità e qualità dei rifiuti prodotti; quanto all’artigianato di produzione, il problema si pone ugualmente, atteso che la maggior parte dei rifiuti prodotti, essendo rifiuti speciali, vengono smaltiti direttamente dai produttori che si avvalgono, a proprie spese, delle ditte autorizzate.

È davvero inaccettabile che si continui ad assoggettare all’imposta a tariffa scarsamente agevolata, addirittura i locali destinati ad uffici e/o alla rappresentanza, superfici nelle quali vengono prodotte solo piccolissime quantità di rifiuti simili a quelli prodotti nelle civili abitazioni. Ecco, qui s’impone una svolta decisiva, essendo la materia di esclusiva competenza del comune.

Quanto alle proposte relative alle politiche di sviluppo dell’artigianato tipico di qualità, è importante che abbia trovato posto almeno nel programma di un candidato (Carlo Salvemini) la proposta della Claai, ovvero quella di fare del Castello di Carlo V, "la cittadella dell’artigianato di qualità" con annessa scuola di Alta Formazione e dell'accademia dell'alta moda. Una proposta che era già stata assunta dall’ex assessore alle attività produttive, che è rimasta nel cassetto. Non si tratta di una proposta generica, perché è dettagliata negli obiettivi, negli strumenti e nelle risorse necessarie per realizzarla concretamente. Provate ad immaginare per un attimo cosa sarebbe la presenza di laboratori artigianali, ovviamente adeguati e compatibili con quel contesto architettonico, selezionati attraverso una prova pubblica, attività che verrebbero svolte sotto gli occhi dei turisti; provate ancora ad immaginare l'organizzazione di una mostra permanente dei prodotti artigianali di qualità, penso ai prodotti dell’agroalimentare e dell’artigianato artistico tipici; provate ancora ad immaginare l’allocazione di alcune attività dell’artigianato digitale, un segmento che farà da traino dell’intero settore negli anni a venire quando molti mestieri tradizionali scompariranno; provate ancora ad immaginare ancora una scuola di Alta Formazione delle maestranze, siano i lavoratori dipendenti come gli imprenditori, che utilizzi le migliori esperienze, maestranze e saperi. A cominciare dall’Accademia delle Belle Arti, dal Liceo Artistico agli istituti tecnici e professionali fino all'università.

Insomma, la "cittadella dell’Artigianato di Qualità", che disponga anche di una vetrina multimediale, sarebbe la prima ed unica esperienza in Italia!

Quanto alle risorse finanziarie il progetto dovrebbe essere finanziato dalla Regione a valere sui fondi rivenienti dal Quadro Comunitario di Sostegno.

Relativamente al settore del commercio, dove operano oltre 3000 unità, diciamo con chiarezza che il non avere voluto approvare prima del Pug il Documento Strategico del Commercio, è stata una scelta dissennata. Lasciando così il settore alla mercé di una gestione irrazionale, confusa, clientelare e selvaggia, che vede il prevalere dell’apertura di tantissimi mercati di medie dimensioni, che vanno molto al di là dei veri fabbisogni, con la conseguenza di produrre la cessazione di tantissime piccole attività. Fatto che sarebbe evitabile se ci fosse, come il documento sopra accennato impone, una seria programmazione. Per quanto attiene alla politica dell’imposizione fiscale e tributaria, quella di competenza comunale, vale lo stesso discorso che abbiamo fatto per il comparto dell’artigianato. L’obiettivo di un ulteriore abbattimento dell’aliquota dell’Imu sugli immobili destinati all'attività di impresa, deve vedere un chiaro pronunciamento dei candidati prima del voto.

Le marine, a cominciare da San Cataldo, non conosceranno alcun rilancio senza un sistema dei trasporti, che faccia di Lecce la città d'arte prolungata sul mare; realtà nelle quali va favorita la nascita di attività commerciali e artigianali, con una scelta che preveda l'esonero totale, per almeno 5 anni, dal pagamento delle tasse e dei tributi di competenza comunale.
Ecco, come associazione di imprese artigiane e commerciali, abbiamo inteso fornire ai nuovi amministratori alcuni spunti e alcune precise proposte, sulle quali gradiremmo un loro chiaro ed inequivocabile pronunciamento sostenuto da un impegno conseguente.
� Gigi Pedone, coordinatore Claai di Lecce